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Original sketch for the cover of Salome |
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Title page |
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The Woman in the Moon |
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The Stomach Dance |
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Enter Herodias |
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The Eyes of Herod |
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Salome with her mother |
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The Platonic lament |
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The toilet of Salome I |
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Salome on Settle |
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The Peacock Skirt |
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The Black Cape |
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The Climax (J'ai baisé ta bouche..) |
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The toilet of Salome II |
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The Dancer's reward |
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The Burial of Salome |
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List of pictures |
L’interpretazione
visiva, del ventunenne Aubrey Beardsley,
della femme fatale di Oscar Wilde fu pubblicata al debutto della rivista
londinese “The Studio”, nell’ aprile del 1893. Sulla rivista, che contiene
altri otto suoi disegni, il titolo della illustrazione di Salomé è l'eco delle
sue ultime parole prima di morire – “J'ai
Baisé ta Bouche, Iokanaan “ (in francese)
.
Oscar Wilde ne
viene folgorato, sente di aver trovato l’anima gemella e consegna a Beardsley
una copia del suo libro con la dedica "Ad
Aubrey: al solo artista che, oltre me, sappia cosa sia la danza dei sette veli
, che possa vedere quella danza invisibile. " E’ da questa affinità
elettiva che nasce la collaborazione, e Wilde commissiona a Beardsley l’illustrazione dell’edizione inglese
del volume.
Quando, nel
Febbraio 1894, gli editori inglesi Lane e Mathews pubblicano il libro il
pubblico è sconvolto. Lo stesso Wilde ne fu sorpreso, posando gli occhi sui
disegni completi di Beardsley, perché trovò il loro stile inadeguato. Le dimensioni
assunte dalla polemica pubblica sulle illustrazioni fecero inoltre preoccupare
lo scrittore che il proprio lavoro potesse essere percepito.. “come una illustrazione delle illustrazioni
di Aubrey”. Peraltro, sin dalla pubblicazione, molti contestarono la
corrispondenza fra le illustrazioni e il testo.
In realtà l’originalità
della Salomè di Wilde fu sottolineata e amplificata dalle illustrazioni di
Beardsley. La protagonista
dei disegni è una "donna potente,
freddamente consapevole e con il pieno
controllo della propria sessualità" (Bielski ), che fra l’altro
non si dona mai completamente ad un uomo, anzi avoca a sé un potere tradizionalmente riservato al sesso
maschile.
E’ vero che il
secolo vittoriano, il secolo della rispettabilità e del rispetto delle
convenzioni esteriori, non prevedeva che l’esistenza di questo tipo di donna
fosse rivelata. Basti pensare al rigoroso regime censorio, che prevedeva che i
soggetti artistici potessero mostrare le nudità femminili solo quando
ritraevano una fata. Tuttavia la società patriarcale vittoriana
registrava forti spinte verso una ridefinizione del ruolo della donna
nella società, e le prime conquiste del femminismo organizzato minacciavano la
tradizionale sovranità maschile.
E’ probabilmente
a questo clima da attribuire la nascita e l’immediato successo del mito della femme fatale.
Aubrey Beardsley’s illustrations to Salomè. – Londra, 1906. 16 Tavv. + frontespizio in b/n f.t. in zincotipia di Aubrey
Beardsley. 28 x 35.5; cartella editoriale con titoli e fregio in oro al piatto e angoli in carta pergamena priva dei laccetti, con bell’ Ex Libris di appartenenza applicato all’interno.
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